Esprimere le proprie idee ha un prezzo: dove non c’è la libertà, l’opinione può essere vista come una critica. L’esercizio della critica è una fatica sì ma è anche un dovere. Perché il nemico del vero non è il falso, ma l’insignificante.
Il padre di Claudia Ruggerini – conosciuta come la partigiana Marisa – ha pagato con la vita l’avere opinioni politiche diverse. Fu massacrato di botte da una ronda fascista. E Claudia ha vissuto sulla sua pelle il significato della censura: fu Lei il 25 Aprile del 1945 ad entrare negli uffici del Corriere della Sera per liberarlo dopo vent’anni dalla censura nazifascista.

Durante la Guerra Civile Inglese fu John Milton a battersi per la libertà e contro la censura. Il Parlamento Inglese infatti aveva emesso l’Editto sulla stampa: prevedeva l’incarcerazione di chi esprimeva idee considerare illegali agli occhi dei censori. L’anno successivo Milton pubblicò Areogipita, dove racconta: “Fu in Italia che visitai il famoso Galileo, ormai vecchio e divenuto prigioniero dell’Inquisizione, perchè aveva pensato – in astronomia – diversamente da come pensavano i suoi censori francescani e domenicani”. Anche Galileo era stato vittima della censura e per Milton, la vicenda di Galileo assumeva la misura di civiltà.
Niente può fermare la verità. Per Galileo esprimere la sua verità – ovvero che la Terra è una sfera – gli valse la galera: la censura dell’Inquisizione per coprire il suo errore o il malinteso aveva bisogno del sostegno dell’autorità politica. Alla fine però la sua verità prevalse: la terra divenne un globo.

La colpa di Galileo? La colpa di Milton? La colpa del padre di Claudia Ruggerini? La loro colpa è quella di avere pensato e avere scelto. La stessa colpa che per taluni ha avuto Adamo peccando, quando Dio gli ha dato la possibilità di ragionare e quindi di scegliere: altrimenti Adamo sarebbe stato un burattino o un mero automa. Ne parla il filosofo Giulio Giorello nel suo “Di nessuna chiesa”.
Filosofia: la scelta dello scegliere da oltre 2000 anni
Da oltre 2000 anni c’è chi si batte per la libertà della scelta di scegliere, si chiama filosofia. L’interrogazione filosofica parte dalle condizioni di possibilità di ogni libera scelta. Da qui la sua forza ma anche la sua pericolosità. Perchè, come diceva Martin Heiddeger, l’interrogazione filosofica non si arresta difronte a nulla, neppure di fronte alla morte.
Nella filosofia, nella scelta di scegliere si cela il libero arbitrio che ognuno di noi ha. Perché la ricerca della nostra scelta si svela il significato che noi attribuiamo alla vita.
Giulio Giorello spiega come l’empio Socrate sceglie di morire bevendo la cicuta nonostante gli amici gli avessero approntato una via di fuga. O di come “Il blasfemo Gesù non cede alle pressioni di Caifa e di Pilato (limitandosi a ribattere “tu lo dici”)”. Giordano Bruno rifiuta di abiurare e finisce sul rogo, unendo il proprio “spirito” al fumo dell’universo”.

Ai giorni nostri, Aleksej Nalvalny – attivista, politico e blogger russo – dopo essere stato avvelenato dagli agenti del Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) con l’agente nervino Novichok, è stato trasferito dalla Russia alla Germania per essere curato. Uscito dal coma e libero, Navalny il 17 gennaio 2021 è tornato in Russia. Il 27 marzo 2022 il tribunale di Mosca lo ha condannato a 9 anni di carcere. Ora è in prigione in una colonia di regime severo. Quale misura di civiltà possiamo dare alla Russia oggi?
Esercitare la critica è una fatica, un diritto e un dovere.
Per Joan Stuart Mill “c’è la massima differenza tra il presumere che un’idea sia vera perchè, pur esistendo ogni possibilità di discuterla, non è stata confutata, e presumerne la verità al fine di non permetterne la confutazione”. Non permettere la confutazione di un’idea è una pratica della censura.
Nella dialettica si insegna a difendere una posizione e il suo contrario: questo offre una maggiore possibilità di vedere i punti forti e i punti deboli della propria argomentazione. Nella logica si mettono l’uno accanto all’altro gli opposti: è solo così che i contrari appaiono con maggiore evidenza. La falsità appare più falsa e la verità più vera.
La lettura anche di scritti controversi aiuta a risvegliare l’intelligenza, rende più acuta la capacità di giudizio e la verità a cui si crede acquista basi più solide.
La filosofia dunque è faticosa: perché ti obbliga a considerare dubbie tutte le cose. Non solo le affermazioni più lontane dal senso comune, ma anche quelle fin troppo evidenti e sicure devono essere oggetto di controversia.
La critica è il lievito della conoscenza
Galileo, così come Darwin, sosteneva che la scienza è sapere pubblico controllabile e che la critica rappresenta il lievito per la crescita della conoscenza.
La democrazia, così come la scienza, è un processo e non uno stato: è un divenire. Definire quali sono gli standard condivisi e accettati è essenziale per l’intera collettività, per creare una mappa corretta che ci permetta di mettere al centro i nostri principi e dare ad ognuno la libertà di poter agire. Diventa quindi indispensabile definire quali sono i valori comuni e l’insieme dei diritti umani inderogabili come:
- La libertà di pensiero e di espressione;
- La libertà economica;
- L’eguaglianza;
- La solidarietà;
L’unica alternativa ad una definizione di tali valori calata dall’alto – così come raccontata nel celebre romanzo di George Orwell 1984 – è discuterla in un aperto dibattito.
Conclusione. L’importanza della critica e del dissenso
Oggi si parla di “ragionevole dubbio” come potente salvaguardia civile, oltre ad essere un caposaldo giuridico importante. John Stuart Mill nel suo “Saggio sulla libertà” diceva che se non ci fosse un’opinione contraria bisognerebbe inventarla.
Il dubbio c’è sempre. C’era tra i negrieri che catturavano gli schiavi in Africa, o tra i nazisti che hanno praticato l’Olocausto, c’è sempre qualcuno con il “seme del dubbio”: dategli tempo e fiorirà. Perché basta solo un semplice dubbio per risvegliare la coscienza che sembrava spenta, e riesce ad inceppare il meccanismo della violenza.
“L’unico conflitto che bisogna coltivare è quello con la propria coscienza – sostiene Don Luigi Ciotti – perché solo una coscienza critica ci può spronare a migliorare il mondo”.